Il Maestro completa il suo dono quando l’obbedienza mi vuole a lavorare attorno all’Opera omnia di Don Alberione e di M. Tecla. Le loro parole e i loro esempi sono per me un continuo svegliarino.
Raccontare… che cosa? Provo a fare una specie di sommario di questo lungo periodo della mia vita.
1941 – Sono una ragazza normale. Vivo in un paese della bassa Lombardia. Ho 18 anni: casa, scuola, Azione cattolica, oratorio. A giugno ho conseguito il diploma di maestra elementare e, poiché siamo in guerra, faccio domanda di supplenza. Ho così un contatto iniziale con “il far scuola” invece che “andare a scuola”. Anni di delusioni e speranze. Alla fine però posso dire di trovarmi a mio agio con i bimbi delle elementari che hanno tutta la freschezza e la spontaneità dell’innocenza.
1945 – Da pochi mesi è finita la guerra. Io penso al concorso. C’è intanto chi mi domanda: Che cosa farai nella vita? Rispondo: Mi formerò una famiglia, mi dedicherò alla scuola mentre nel mio intimo mi ripeto: Nella scuola potrò far gioiosamente della vita un dono! Ancora adolescente, avevo letto un libro di Maria Sticco, che aveva questo titolo e che mi rimase fisso dentro. Ogni tanto faceva capolino tra i miei pensieri, anzi, mi orientava.
1945 – fine giugno. Terminata l’adunanza di Azione Cattolica l’assistente mi propone di partecipare a un corso di Esercizi spirituali. Io non ne ho proprio nessun desiderio e gli faccio presente che nei mesi estivi non ci sono più corsi. Interviene Mariuccia: “Ai primi di settembre io vado ad Alba dove ci sarà un corso di Esercizi per signorine. Se vuoi venire, ci facciamo compagnia”. Allora, quasi per tranquillizzare l’assistente: “E va bene, andrò con Mariuccia”.
Passa luglio, agosto e il 4 settembre Mariuccia mi chiede se sono ancora del parere di andare ad Alba. Mancano solo due giorni alla partenza. Io veramente non ci avevo più pensato e non ne avevo parlato in casa. Allora, visto che non avevo impegni, dico a mamma: “Tra due giorni vado ad Alba con Mariuccia a fare gli Esercizi”. Mamma rimane meravigliata e domanda: “Dov’è Alba?”. Io non lo so. Mariuccia risponde: “E’ una cittadina del Piemonte”.
Il 6 settembre Mariuccia Bossi, Mariuccia Fra ed io, con sr Priscilla della comunità di Pavia partiamo per Alba. Il viaggio è un’avventura: le linee ferroviarie sono ancora interrotte, funzionano a segmenti, quindi ogni tanto si lascia il treno e si prende il pulman, e così via fino ad Alba. Lì troviamo un bel gruppo di ragazze.
Che cosa sia avvenuto in quei 4 o 5 giorni, io non lo so: ho seguito le prediche, ho pregato, riflettuto. Dopo gli Esercizi ci siamo fermate altri due giorni dialogando con le suore interessandoci specialmente dell’apostolato. Forse don Lamera e Maestra Giovannina Boffa hanno complottato con il Signore. So solo che al ritorno avevo nella borsetta una busta con le condizioni per essere accettata tra le FSP, alcuni pieghevoli, l’elenco della biancheria e il numero con cui contrassegnarla. Il bello è che anche le due Mariucce avevano lo stesso segreto e nel viaggio di ritorno ce lo siamo confidato.
I nove mesi seguenti, sono stati segnati da incertezza, lotta, preghiera e sofferenza. Ogni tanto parlo con mamma di quanto sto decidendo, ma lei pensa che io scherzi. Però le lettere di M. Giovannina e di M. Antonietta la insospettiscono e mi sequestra la posta proveniente da Alba.
Le Figlie di S. Paolo in quel tempo avevano fissato per l’accettazione delle giovani un limite di età: 23 anni e io ne avevo già compiuti 22. Man mano che i giorni passavano dentro di me era chiaro che quella era la risposta che dovevo a Dio. Il suo invito: far gioiosamente della vita un dono si illuminava e mi indicava la via. I due miliardi di persone che ancora non conoscevano il Signore diventavano il mio sogno per l’avvenire. L’Istituto, che avevo quasi per caso conosciuto, era docente. Avrei avuto una scolaresca non di trenta alunni, ma il mondo intero al quale portare il Vangelo con i mezzi più celeri ed efficaci. Ma quando dico in casa che ho veramente fatto una scelta per la vita, i miei genitori dapprima increduli, cercano di convincermi a dilazionare almeno la data. La mia famiglia aveva fatto sacrifici per farmi studiare. Io ero la maggiore e dovevo attendere che le tre sorelle e il fratellino crescessero. E poi potevo far del bene anche nella scuola e nell’Azione Cattolica senza farmi suora.
Se il Signore non mi avesse conquistato con la sua Parola e con il suo amore io certamente non avrei avuto il coraggio di lasciare la mia famiglia nel modo che in quel giorno ho scelto.
1946 – 8 giugno. Con un pretesto qualunque vado a Pavia. Mi presento alle Paoline e dico che sono pronta per partire. A casa faccio recapitare una lettera dove semplicemente dico ai miei genitori che parto per Alba.
È quasi mezzogiorno quando si parte per Lodi. Prima tappa l’ospedale dove avviene l’incontro con Mariuccia Bossi che sta assistendo uno zio. Dopo un dialogo concitato, ecco la sua decisione “Parto anch’io per Alba”. La carovana “delle fuggiasche” lascia la città. Tutto sembra un sogno. Era la vigilia di Pentecoste e quella sera in paese tutti dicevano: Camilla e Mariuccia sono “scappate” per farsi suore.
Dal giorno di Pentecoste 1946 incomincia per me una nuova vita: sto diventando una Figlia di San Paolo! L’esperienza, iniziata allora, è ancora in corso. Il Signore quel giorno mi ha iscritta alla scuola del suo magistero, dove lui è l’unico Maestro, è Via e Verità e Vita, è tutto! È un dono così grande che non si può sintetizzare in poche righe. Seguendo le indicazioni e gli esempi di Don Alberione e di Maestra Tecla pian piano ho compreso che non io avevo fatto della vita un dono al Signore, ma lui aveva fatto a me un dono grandissimo: la vocazione paolina! Corrispondere a questo dono significava lasciar vivere: Cristo in me! Tutto il resto? Spazzatura, direbbe S. Paolo.
Il Maestro completa il suo dono quando l’obbedienza mi vuole a lavorare attorno all’Opera omnia di Don Alberione e di M. Tecla. Le loro parole e i loro esempi sono per me un continuo svegliarino. E l’amore per i membri futuri della Famiglia Paolina sostiene la fatica di studiare e trasformare quei dattiloscritti e i nastri magnetici incisi con le loro voci, in edizioni divulgative.
Signore, ti ringrazio con tutto il cuore per questi 65 anni di vita paolina!
Il SIS offre studi, approfondimenti che favoriscano la crescita spirituale della Figlia di San Paolo; fornisce strumenti che permettano di accostare in modo critico i testi del Fondatore, di M. Tecla, la storia della Congregazione; collabora con la FP alla formazione dell’Opera Omnia Alberioniana; cura la realizzazione e animazione delle iniziative di spiritualità programmate dal Governo generale. Con l’aiuto di un’équipe internazionale, sta realizzando uno studio ermeneutico per approfondire la storia e l’originalità della figura di Maestra Tecla nel suo ruolo di “Madre” dell’Istituto e collaboratrice dell’opera del beato Giacomo Alberione.
Nel Segretariato sono presenti attualmente:
Sr M. Adeodata Dehò, Sr Monica Baviera e Sr Maria Grazia Gabelli.
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