Una piccola isola nell’immensità dell’Oceano Atlantico, un pezzo di terra (soltanto 67 km2), un puntino su una mappa. È incredibile dove Dio mi ha trovata chiamandomi tra le Figlie di San Paolo. Le parole di Isaia sembrano proprio indirizzate a me: «Ascoltatemi, o isole, udite attentamente, nazioni lontane; il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fin dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome» (Is 49,1).
Sono nata nella città di Horta, nell’Isola di Faial, nell’arcipelago delle Azzorre, che appartengono al Portogallo; qui i miei genitori mi hanno introdotta alla vita di fede con il battesimo. Nel 1956 un vulcano eruttò sulla parte settentrionale della nostra isola, coprendo di lava e sabbia il villaggio vicino e costringendo gli abitanti alla fuga. Molti emigrarono negli Stati Uniti; tra questi i miei nonni e altri parenti, che si stabilirono in California. I miei genitori si unirono a loro più tardi, assieme ai loro cinque figli, dai 2 ai 13 anni di età (Germana, Armanda, Grace, John, Maria). Così lasciammo le Azzorre, un luogo di poca terra e molto mare, per la California, terra di ampi spazi e cieli soleggiati.
Negli Stati Uniti ci inserimmo rapidamente, e i miei genitori lavorarono duramente per sostenere la famiglia.
La vocazione
Ricordo bene quel sabato pomeriggio, quando ho “incontrato” le Figlie di San Paolo. Era dopo pranzo, lavavo i piatti e ascoltavo la radio. Una suora, una Figlia di San Paolo, parlava della vita religiosa e, alla fine, invitò le giovani ad andare, il giorno successivo, nella loro comunità per un ritiro.
Non avevo intenzione di farmi suora, ma qualcosa nella voce di quella suora, nel suo messaggio e nel suo invito mi avevano incuriosita. Così, il giorno dopo, la mamma accompagnò mia sorella Armanda e me al convento, fermandosi in cappella a pregare…
I mesi che seguirono furono contrassegnati dalla confusione e dalla lotta interiore: da un lato, sentivo un forte amore per Dio e per le cose di Dio; dall’altro, avevo un’idea diversa del mio futuro: desideravo studiare, avere una famiglia, imparare lingue, viaggiare…
Con esitazione, e incoraggiata dalla mamma, decisi di entrare in postulato per vedere ‒ tempo un anno ‒ se “mi piaceva”. Avevo sedici anni. Quell’anno non è mai finito. E oggi, dopo 44 anni trascorsi come Figlia di San Paolo, posso dire con convinzione che Gesù Maestro mi ha offerto il dono della vocazione paolina ed è rimasto con me, camminando con me, offrendomi la gioia di vivere questa grande avventura!
Gli anni della formazione e di molta attività
Durante il periodo di formazione iniziale ho seguito gli studi e lavorato nell’apostolato tecnico.
Siccome ero giovane e alta, pensavano che avrei potuto lavorare in legatoria, alla macchina piegatrice, ma mancavo di abilità meccanica e di praticità, per questo ben presto mi trasferirono al reparto di composizione e correzione di bozze. È stato meraviglioso poter comporre e leggere tanti libri.
Durante i primi anni di formazione mi è piaciuto molto leggere la vita di don Alberione, di Maestra Tecla e di tutti i nostri “santi”. Tutto quello che imparavo riempiva il mio cuore di gioia e serenità. L’adolescente che aveva dubitato della sua vocazione è stata lentamente corteggiata e “catturata” dalla bellezza del carisma paolino. Questo amore per la nostra spiritualità e missione, riccamente seminato nel terreno del mio cuore giovane, è rimasto con me assieme al desiderio di condividerlo con gli altri. È stato un regalo meraviglioso!
A ventotto anni, mi è stato chiesto di diventare formatrice delle pre-postulanti e, quattro anni più tardi, di studiare psicologia presso la Pontificia Università Gregoriana, a Roma. Al ritorno, negli Stati Uniti sono diventata formatrice delle novizie e poi delle juniores.
Sono stata anche superiora provinciale per due mandati e, quando ho terminato, mi è stato fatto il dono di un anno di rinnovamento e di aggiornamento teologico.
Una nuova stagione della vita
Ero pronta per iniziare una nuova fase della mia vita paolina, più strettamente apostolica, ma ho dovuto prendermi cura della mia mamma per tre anni. Quando lei è morta, ho scoperto di avere un cancro al seno. Altro che ritorno all’apostolato! Ho subito un trattamento piuttosto aggressivo, fatto di chemio e radiazioni.
Ho imparato molto cose, soprattutto che la vita è fragile e preziosa allo stesso tempo. Dopo, ero piena di ottimismo e di energia. Finalmente avrei potuto realizzare il sogno di andare in una delle nostre comunità e lavorare nell’apostolato della diffusione. Sono stata felice in libreria, a contatto con la gente, per ascoltare le loro storie e condividere la Parola di Dio. Io credo che i nostri centri apostolici portano Cristo al “market place,” proprio dove è la gente!
Anche mia sorella Armanda, Figlia di San Paolo come me, ama l’apostolato della libreria, dove esprime i suoi talenti. Io sono molto fiera di lei, di tutto quello che è stata in grado di realizzare nella nostra congregazione.
I miei giorni scorrevano sereni ed ero molto felice. Ma non è durato molto… Una telefonata dalla superiora generale e un invito: trasferirmi a Roma per lavorare nel Segretariato internazionale della formazione e studi (Sif).
Non è stata semplice quest’obbedienza perché significava lasciare la provincia degli USA, la nuova comunità e l’apostolato che mi dava tanta gioia, in un periodo in cui la mia salute era ancora precaria. La fatica si è trasformata in molte benedizioni. La comunità della Casa generalizia mi ha offerto accoglienza, un clima di fervente preghiera, la buona compagnia delle sorelle ed esempi di santità paolina in azione.
E, grazie al Sif, ho l’opportunità di stare con le sorelle che si preparano alla professione perpetua, di testimoniare e condividere la bellezza della nostra vita consacrata paolina.
E così, quell’adolescente che voleva studiare, viaggiare, avere una famiglia e imparare nuove lingue ha visto realizzare tutti i suoi desideri in modo unico e arricchente!
Attraverso momenti felici e anche difficili, ho sperimentato la costante, fedele, gentile presenza del Divin Maestro che mi ha sostenuta e mi ha sempre dato quella gioia e quella pace che il mondo non può dare.
Oggi, nel 40° anniversario di professione, posso dire con convinzione che sono profondamente felice.
Questi anni sono stati una straordinaria storia di fedeltà da parte di Dio, che mi ha “accompagnata” e sostenuta nella vita paolina.
Magnificat!
Germana Maria Santos, fsp