In questa prima domenica di Quaresima saremo tutti illuminati da una luce particolare, quella che proviene dal deserto della prova. Gesù fu condotto nel deserto dallo Spirito per essere tentato. La parola “tentato” in realtà traduce la forma passiva del verbo peirazō che a sua volta traduce l’ebraico nsh (esaminare, esplorare, tentare, mettere alla prova).
Perché Gesù è messo alla prova? Quale sarà il senso di questa scelta da parte di Dio? Gesù era appena uscito dalle acque del Giordano, avvolto dalla presenza dello Spirito, con la voce dellamore nel cuore: «Sei il Figlio mio, l’amato!». E ora questo Figlio è chiamato ad attraversare la strada faticosa del deserto dove l’acqua è rara, la vegetazione minuta, l’abitazione impossibile. La tentazione, dai mille volti, vuole distogliere Gesù dalla sua missione filiale: Se sei Figlio, salva te stesso usando il potere divino che il Padre ha messo nelle tue mani. Non accettare il limite della tua condizione umana! Ritieni come forza di successo la tua uguaglianza con Dio e approfittane! Vivi da Dio!
La tentazione quindi non solo pretende di far superare il senso del limite per porsi al posto di Dio: «Di’ che le pietre diventino pane… gettati giù… tutti i regni della terra saranno tuoi…», ma soprattutto cerca di sconvolgere l’equilibrio relazionale. Gesù deve scegliere come vivere il suo essere Figlio: “nella relazione con il Padre o fuori dalla relazione”. Procurarsi da solo il cibo o lasciare che sia il Padre a provvedere, obbedire alla Parola di salvezza o usarla per i propri desideri di potere, regnare da servo o lasciarsi servire da re.
Dalla tentazione all’adorazione del vero Dio c’è da percorrere inevitabilmente il lungo cammino del deserto che purifica, spoglia, discerne: «Figlio se ti presenti per servire il Signore, preparati alla prova» (Sir 2,1). Dio è amore e come tale richiede ai suoi figli la prova della libertà. L’amore è tale solo quando è liberamente accolto e donato. Gesù attraversa la prova da Figlio libero.