Farsi piccoli per accogliere la sua grandezza
Compiamo il prossimo passo del nostro cammino verso il Natale ed entriamo nel mistero della piccolezza, in questo paradosso secondo il quale solo ciò che è piccolo è capace di accogliere la grandezza di Dio. L’Eterno si fa piccolo: lui che non può essere contenuto dall’universo si incarna ed entra nella storia degli uomini con il corpo di un bambino.
Nulla è impossibile a Dio, ma tra tutte le scelte possibili ha voluto farsi bambino, affinché con la sua tenerezza potesse avvenire quella lenta trasformazione del cuore che può portare ogni essere umano a deporre le proprie vesti di grandezza.
Farsi piccoli è una delle più grandi espressioni dell’amore: ciò che è piccolo non spaventa, non prevarica, non si impone, ma trova uno spazio in ogni luogo e situazione. Da un piccolo seme cresce un albero e un grembo è fecondato. L’amore è nei dettagli, in quelle piccole cose che appaiono spesso inutili, ma che danno sapore a ogni relazione. Solo le cose piccole hanno la capacità di crescere e di far crescere, come il lievito nella farina.
Non siamo noi a salvare il mondo, eppure il Signore non agisce quasi mai senza la nostra offerta, senza il nostro lasciarci prendere e “sciogliere” – come il sale che dà sapore – nel mondo, pur così piccoli e deboli. Ed è proprio tra i piccoli e gli umili che Dio sceglie i suoi servi per portare a compimento il suo disegno di salvezza.
Sono le cose piccole che illuminano le grandi. Così anche noi, quando vogliamo far comprendere qualcosa di particolarmente complesso, siamo chiamati a semplificarci, dobbiamo farci piccoli per entrare nei luoghi misteriosi dell’intimità dell’anima.
Preghiera
Signore, che da Eterno sei entrato nel tempo:
Donaci la pace di sentirci come bimbi svezzati
tra le tue braccia sicure e accoglienti.
Donaci il coraggio di diminuire
per lasciarti crescere nella nostra vita.
Donaci la pazienza di aspettare
che i semi piantati portino i loro frutti.