Morire, d’amore
Non morirete affatto! sibila il serpente nel cuore del paradiso, e l’uomo non comprende, e si lascia sedurre.
Dalle pagine di Genesi quel sibilo diabolico non smette di tentare la nostra umanità. Come se non morire fosse la soluzione al desiderio di vita che ci portiamo dentro, come se non morire fosse la strada da percorrere per trovare quella felicità che tanto cerchiamo. E anche il Vangelo non è altro che la risposta di Gesù alla grande tentazione: non morire. Tentazione declinata all’infinito nel possedere, nella religione, nel potere. Risposte seducenti alla stessa paura di morire.
Ma Gesù davanti alla morte non si copre, muore nudo, esposto, senza nascondersi. Nessuna vergogna neppure morendo sul legno infame della croce, se ami ti spogli e ti doni. La danza macabra del Calvario sarà anche danza d’amore: sangue e passione, cuori trafitti e lacrime, respiri e abbandoni, la grammatica dell’amore è la stessa della morte.
Non morirete affatto sibila il serpente, state già morendo risponde il Maestro. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto morire in quel modo, disse: Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!