Quali i progetti dell’editoria Paoline per il futuro e quale importanza assume la nostra presenza a Francoforte?
La Fiera di Francoforte è un evento importantissimo nel quadro editoriale internazionale; per le Paoline rappresenta senza dubbio un’esperienza molto appassionante e, si spera, proficua. Ci sono collaborazioni e progetti editoriali comuni e condivisi tra le Paoline dei vari continenti che aprono a possibilità di espansione in ambiti di più ampio respiro.
Nonostante l’evoluzione del digitale offra molti mezzi per la conoscenza immediata dei prodotti e il rapporto con gli editori, la Fiera di Francoforte è ancora un punto d’incontro obbligatorio per favorire un rapporto più personale. Oltre la relazione, la possibilità di scambi con editori di tutto il mondo, Francoforte vuol essere, per noi paoline, sempre più lo spazio del dialogo, della ricerca, della formazione, della progettazione, della collaborazioni.
La fiera di Francoforte, poi, si sta rivelando anche una “scuola” di editoria, dove mettiamo in comune le esperienze, le iniziative, le produzioni, e insieme cerchiamo di realizzare qualche progetto, editoriale nel vero senso del termine, a partire dall’idea, dalla creazione. L’anno scorso molte di noi cercavano una Bibbia per bambini; tutte le sere, ritornando stanche, dopo aver percorso kilometri e kilometri di corridoi in fiera, ci scambiavamo indirizzi, indicazioni, consigli, suggerimenti, ma la bibbia giusta che cercavamo, come la desideravamo noi, sembrava che non ci fosse in fiera. E allora è nato il progetto: “BIBBIA PER BAMBINI” coordinato dal SIA e curato dalla nostra editrice dell’Italia (Milano). Quest’anno abbiamo visto la bozza del progetto e “l’assaggio” di alcune pagine. L’integrazione attraverso i progetti sarà una strategia lenta, a causa delle diversità culturali e per le priorità specifiche di ogni nazione, ma è un cammino che cerchiamo di percorrere. Oggi la collaborazione e la progettazione più che un optional è un’urgente necessità, è il cammino non solo per crescere, ma per sopravvivere.
Quale mercato e sfide bisogna affrontare? In una situazione in cui la pubblicazione di un libro è per lo più legata a una scelta di mercato più che a una scelta culturale, un libro Paoline in che misura ha possibilità di essere pubblicato, di essere venduto, di avere insomma successo?
Oggi la nostra congregazione sta puntando sulla ridisegnazione, e quest’aspetto è molto necessario anche per l’editoria cattolica in genere.
A livello generale si sa che nonostante aumenti la domanda del libro religioso, la filiera delle editrici e delle librerie cattoliche si sente in sofferenza, stiamo attraversando un tempo di grandi difficoltà. Ne nominiamo solo alcune:
• La vita del libro è ridotta, per cui le ristampe diminuiscono e si impone un rinnovamento costante del catalogo.
• Il libro religioso, come accade per gli altri generi, è sempre più considerato come un bene di consumo “normale” che si può scegliere o meno.
• Siamo sempre più influenzati dall’attrazione dei bestseller, con il conseguente calo di vendite quando non ci sono fenomeni editoriali in campo.
• È quasi impossibile competere con i grandi editori e ottenere spazi di pubblicità nei grandi giornali, riviste, mezzi di comunicazione in genere.
• È difficile esporre i nostri prodotti nelle grandi librerie laiche.
• Esistono processi e dinamiche editoriali, commerciali e distributive, che incidono fortemente sull’andamento delle vendite, in modo particolare lo spazio per l’informazione, sempre più importante per il successo.
• Infine, c’è la difficoltà a vivere da “pesci piccoli” in un mare dove la selezione naturale è spietata. Forse il nostro errore è di non cercare collaborazione, di difendere il proprio limitato spazio di azione, che oggi deve essere aperto alla collaborazione, all’integrazione.
• Il libro religioso, come accade per gli altri generi, è sempre più considerato come un bene di consumo “normale” che si può scegliere o meno.
• Siamo sempre più influenzati dall’attrazione dei bestseller, con il conseguente calo di vendite quando non ci sono fenomeni editoriali in campo.
• È quasi impossibile competere con i grandi editori e ottenere spazi di pubblicità nei grandi giornali, riviste, mezzi di comunicazione in genere.
• È difficile esporre i nostri prodotti nelle grandi librerie laiche.
• Esistono processi e dinamiche editoriali, commerciali e distributive, che incidono fortemente sull’andamento delle vendite, in modo particolare lo spazio per l’informazione, sempre più importante per il successo.
• Infine, c’è la difficoltà a vivere da “pesci piccoli” in un mare dove la selezione naturale è spietata. Forse il nostro errore è di non cercare collaborazione, di difendere il proprio limitato spazio di azione, che oggi deve essere aperto alla collaborazione, all’integrazione.
Tutto questo rende evidente il bisogno di una politica del libro e, per quanto riguarda la Chiesa, di una pastorale della lettura. Dobbiamo coinvolgere fortemente la Chiesa.
Nel mondo dell’editoria oggi esistono due figure di editore: l’editore vecchio stile che cerca di realizzare un programma editoriale di alto profilo affidandosi alle ragioni della cultura e ai suggerimenti dell’intuito, e l’editore-manager che crede ciecamente nelle ragioni del mercato e che quindi si uniforma alle sue leggi. Come possono le Paoline coniugare le ragioni della cultura e del Vangelo con quelle del mercato?
Noi paoline dobbiamo unire i due stili: la vera cultura editoriale dell’editore vecchio stile che vede il libro come una forza trasformatrice delle persone, della società; noi, per vocazione, abbiamo la convinzione che quando vendiamo un libro non vendiamo soltanto un prodotto, ma apriamo un cammino di crescita per affrontare con più saggezza la vita.
E, d’altra parte, dobbiamo essere anche professioniste del marketing, lavorare attraverso progetti, essere attente alle necessità dell’utente.
Viviamo nell’epoca del Web 2.0, in cui comanda l’utente. La comunicazione digitale è passata dagli interlocutori “massa” all’interlocutore “individuo” con i suoi valori, singolarità ed esigenze. Oggi è questo il nostro destinatario.
Come rispondere a queste persone, che hanno un forte senso critico, sono esigenti e, molte volte, anche prive di un orientamento sicuro, credibile? Noi, editori cattolici, abbiamo un vantaggio, uno dei doni più grandi: non facciamo parte di trust internazionali, ma possiamo mantenerci liberi, pensando e agendo responsabilmente con la propria testa, applicando la raccomandazione di san Paolo: «Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono» (1Ts 5,21). Il problema nostro, però, è non avere un sufficiente spirito critico per contestare così da non lasciarsi influenzare e condizionare dalle «regole del mercato» e non aprire cammini nuovi.
Il pubblico oggi ci cerca non perché siamo paoline o buone o simpatiche, ma ci cerca per trovare quello di cui ha necessità, ci cerca se abbiamo il prodotto giusto. Non è facile coniugare i due stili di fare editoria.