Vedere cecità
È una provocazione quell’uomo. Se ne sta seduto ai bordi della strada, cieco e mendicante e terribilmente vivo, così vivo da infilzare il nostro sguardo, così vivo da costringerci a una risposta, così vivo che fa male. Perché è così?
Gesù però non lo guarda così, lui, il cieco. Lui prima lo cerca e poi lo accarezza con gli occhi, e non parla di colpevoli, a Gesù non interessano mai i colpevoli.
Gesù guarda quell’uomo e non vede il frutto di una colpa ma la possibilità di una manifestazione. Che poi è l’unica cosa che conta davvero nella vita. Gesù non cerca colpevoli ma trova possibilità di umanità buona ovunque, anche dentro la sofferenza, anche dentro la malattia che comunque rimane dolorosa e che non sarà destino ultimo dell’uomo.
Il cieco non è più cieco e non mendica più, ora cammina e parla di Gesù. I suoi amici non lo riconoscono più. Perché qualcosa ha rotto la trama della realtà.
Non più cieco. Non più mendicante, chi è? Sembrano domande banali ma la domanda è seria e profonda, se riuscissimo a togliere tutte le visioni schematiche che gli altri hanno su di noi, se cadessero i ruoli e le apparenze, se cadessero le illusioni che vendiamo agli altri per farci accettare cosa resterebbe di noi?
Chi siamo noi oltre al posto che il mondo ci ha assegnato?