È arrivato il Natale, Dio si incarna e manifesta la sua Gloria, così ciò che è sempre stato inaccessibile finalmente si fa conoscere. Solo quando questa Gloria è proclamata nell’alto dei cieli ci può essere pace in terra, come cantano gli angeli alla grotta di Betlemme.
Quest’ultimo passo del nostro cammino ci parla proprio della pace, un frutto dello Spirito che matura a fatica, ma che fa la differenza tra una vita felice e una vita inquieta. In tempi in cui l’agitazione, la fretta e il consumo rapido di ogni cosa sono il modo in cui siamo abituati a vivere, la pace è il dono prezioso capace di salvare una famiglia in crisi, una comunità religiosa, una città, una nazione, il mondo intero.
La pace è l’antidoto a molte malattie spirituali e ci chiede di spostare l’attenzione da noi stessi agli altri. Per questo il Natale e la pace hanno un legame inscindibile: Dio sceglie di vestire i nostri panni e l’uomo, anche il più “lontano”, percepisce in questo la rivelazione della sua infinita bontà e misericordia verso di noi.
Proviamo a percorrere a ritroso la strada di questo Dio nascosto che sceglie di manifestarsi: passiamo dal desiderio di apparire e ricevere riconoscimenti a questa chiamata al nascondimento, alla scelta di rinunciare a far valere le proprie ragioni e di non reagire di fronte ad attacchi e offese.
È nel nascondimento che emerge la verità di noi stessi. Così come nella mangiatoia si rivela la verità di Dio, salvatore del mondo e datore di pace.
Preghiera
Signore, che nasci in mezzo alle battaglie
di chi vuole conquistare luoghi e pensieri.
Tu, che ti lasci scoprire in ogni persona vivente,
donaci il coraggio
di vestire i panni del nostro prossimo.
Donaci un cuore semplice
che nasconda il proprio vanto
per mostrare la tua Gloria e ricevere la pace.
Tendere al nascondimento perché si manifesti la Gloria di Dio.