Che cosa dobbiamo fare?
Luca 3, 10-18
«Che cosa dobbiamo fare?» domandano a Giovanni Battista.
«Che cosa dobbiamo fare?» è la domanda che ciascuno, alla fine, si porta dentro quando inizia a presentire la necessità di un senso nella vita.
A quel punto comincia a declinarsi la voce del verbo amare: date, non esigete, non trattenete, non maltrattate, non estorcete. In qualunque stato di vita ti trovi, qualsiasi lavoro tu faccia, in qualunque situazione e momento della vita ti trovi, tu ama: trasforma il piccolo pezzo di terra che ti è stato affidato, in ambiente di giustizia.
L’unica cosa da farsi, per vivere da uomini e donne compiuti in umanità, è diventare più umani. Dobbiamo intessere il nostro piccolo mondo di relazioni di pace, di luce, di accoglienza, di giustizia. Sarà questo l’unico modo per vincere il male fatto e quello subìto. Testimonieremo così Dio nel mondo, ovvero saremo Dio in mezzo agli uomini, lo incarneremo, in ogni dove, gli daremo volto, permettendo che si compia nuovamente il Natale di Cristo, che non sarà a quel punto, mera memoria di un fatto passato, ma gioia e festa di un mondo rinnovato. Ma a Giovanni manca ancora un pezzo. Promette che verrà uno che battezzerà in Spirito Santo. E pulirà la sua aia per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile. A parlare è il profeta che richiama sì alla giustizia, ma non è ancora giunto a fare esperienza del fuoco dell’amore. E la giustizia senza la carità può rivelarsi il peggiore dei mali.
Tratto dalle Omelie di don Paolo Scquizzato