Chi sei tu
Giovanni 1,6-8.19-28
Al Battista viene chiesto: «Chi sei tu» (v. 19), ed egli risponde, per ben tre volte: «io non sono». Splendido! Noi siamo ciò che non siamo.
Il rischio è quello di credere di essere ciò che pensiamo di essere o ciò che gli altri pensano – o vogliono – che siamo. Arrivare a definirci al di là dei nostri nomi, dei nostri deliri di onnipotenza, dei nostri sogni, delle nostre frustrazioni, e di tutte le attese riposte in noi da altri, è giungere finalmente alla verità di sé stessi.
Giovanni è semplicemente il testimone, chiamato a far risplendere dinanzi a sé una luce “altra”. Infatti non è lui “la luce”. Diffidiamo sempre di coloro che si reputano “illuminati”. È il germe di ogni dittatura.
Il testimone è colui che è chiamato a far risplendere una luce “altra”, non la propria. Per questo Giovanni giunge a definirsi semplicemente come “voce”. Non dice “sono la Parola”, ma “voce”, attraverso cui la Parola può dirsi. Egli è a servizio della Parola.
La voce senza parola è “non senso”, la Parola senza la voce è ‘muta’.
Ecco chi è il Battista: Voce che grida la Parola ovvero il Vangelo. Giovanni, come i profeti di sempre, sono coloro che hanno il compito di svegliare le coscienze, che gridano che non ci si può rassegnare all’ingiustizia, che occorre optare per soluzioni in grado di contribuire ad uscire dalla logica di potere, che l’uomo è fatto per altro, per la verità, e la verità ha sempre a che fare con la libertà e la giustizia.
Ieri come oggi, quando la verità è messa a morte, risorge dalle proprie ceneri e cammina avanti.
I profeti se uccisi non muoiono, diventano ancora più forti.
Tratto dalle Omelie di don Paolo Scquizzato
Ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.